IL PUNTO Centro Arte Cultura, Via S. Felice 11 – Bologna
Inaugurazione mercoledì 27 gennaio 2016, ore 18. Art City White Night sabato 30, ore 18 -24. Dal 23 gennaio al 4 febbraio 2016 apertura tutti i giorni 11-13 / 16-20
Il giorno 27 Gennaio 2016 alle ore 18,00 si inaugura la personale “WOUNDS-Ferite” di Milena Buzzoni a cura di Margherita Calzoni presso “IL PUNTO” Centro Arte Cultura, Via S. Felice 11, Bologna.
Milena Buzzoni è portatrice di una “realtà positiva e tangibile”, come scriveva lo storico dell’arte Franz Roh nella prima metà del Ventesimo secolo, per precisare il concetto di “postimpressionismo”. In questa nuova poetica, l’oggetto è in primo piano, descrittivo, riflessivo, purista, severo, statico, silenzioso, frammentato. Questi aggettivi ben si adattano e descrivono, con un salto temporale, l’Oggetto di Buzzoni. Sculture ed installazioni dell’artista sono una fusione di oggetti del tempo, che il tempo ha toccato e l’unione con una tecnologia più moderna vicina a noi, come le luci al led.
Si professava inoltre, in quel momento storico, la “purificazione armonica degli oggetti”: gli oggetti dell’artista, come la Buzzoni, vengono recuperati dal loro limbo dimentico (della dimenticanza), ripristinati, non nell’intera loro funzione primaria, ma come funzione Altra. Perdono del loro significato originario per ritrovarne uno nuovo: sono portanza di luci e materiali più moderni rispetto a quelli dell’epoca di appartenenza e pregni di un nuovo significato.
Hartlaub, nel 1925, per descrivere una nuova tendenza “dopo l’Espressionismo”, vedeva unite due ali, due componenti, nella stessa arte: “ la prima, conservatrice fino al classicismo, affonda le radici in una dimensione fuori dal tempo…. L’altra, fortemente contemporanea…con la ricerca di affermazioni primitive, di una nervosa messa a punto di se stessi, cerca lo scoperchiamento del caos, vero volto del nostro tempo.”
Un simile tipo di unione, una simile somma di azioni, si ritrovano nelle installazioni e nelle sculture di Buzzoni. Veniamo trasportati in una dimensione a-temporale, in cui l’oggetto ritrova nuova vita cristallizzandosi nel tempo, in cui, in modo alacre, manuale, costante, con materiali diversi, viene recuperato, donandogli una nuova esistenza. Al tempo si somma la luce: speranza e continuità. Luce che illumina il mondo dell’artista e non solo; fa capolino dagli oggetti e con questi si fonde e vive creando un mondo onirico, frutto del pensiero dell’artista.
Scrive l’artista a proposito di sé e del suo lavoro: “riscopre la luce sotto forma di flusso energetico; la luce come materia evanescente che rappresenta la via dell’illuminazione trascendentale. L’artista vede emergere la luce dalla profondità dei materiali usati, rappresentativi della nostra interiorità.
Le crepe, i solchi si aprono e si accendono per raccontare la storia della vita plasmata dal tempo e mai tramontata; la luce ci viene incontro indicandoci la strada da percorrere in un messaggio di continuità e di speranza.”
Due anime che vivono la stessa opera: una luminosa ed una concreta, materiale, lignea, cartacea o metallica che sia. Speranza nel quotidiano, luce che illumina il cammino, che risveglia la coscienza ed il nostro io più profondo; in modo metaforico, con i piedi solidamente piantati nel materiale recuperato, possiamo alzare lo sguardo e seguire la scia luminosa davanti a noi, che l’artista ci propone. Come scriveva Celant: “è pertanto il muoversi a comandare l’arte…ne trasforma le apparenze durante il viaggio, fa sì che l’oggetto si impregni del contesto e del terreno d’avventura.” Una avventura, quella artistica, che ha profonde radici nel nostro io, che mai si conclude e che, governata dall’artista e partendo da questa, in modo circolare, scivola nelle vite e nelle esperienze degli altri.
Margherita Calzoni